sabato 20 febbraio 2016

Voglia di fuga! (e che Dio la beneduca).

Mi capita spesso, ultimamente, che conoscenti o perfetti estranei mi chiedano consiglio su come mollare tutto e trasferirsi all'estero. Sono un po' sconcertato dalla cosa; non sono un buon dispensatore di buonsenso e a me "guru" l'hanno detto solo in coda alla parola "vaffan".
Inoltre mi colpisce che la maggioranza di queste persone abbia un'età compresa tra i 30 e i 40 anni, cioè il periodo della vita in cui normalmente si consolidano le proprie posizioni, economica e famigliare, non quello in cui si vivono esperienze. E senza volermi soffermare sul significato di questa tendenza, posso solo sottolineare che vi state rivolgendo ad uno che a 40 anni non ha ancora combinato granché. E che spera sempre che il meglio debba ancora arrivare.
Non posso quindi che parlare in virtù delle mie esperienze, che non sono legge, che non hanno valore di verità assoluta e che costituiscono semplicemente il mio bagaglio.



1 - Perché cambiare: Quando decidi di abbandonare il luogo dove sei cresciuto, perché lo fai? Sei un imprenditore e scappi dalla eccessiva tassazione italiana? Vuoi migliorare la tua qualità di vita? Vuoi fare fortuna economicamente? O invece sei in fuga da qualcosa? La motivazione per la quale si cambiano vita, lingua, paese, cultura, amicizie, ritmi, alimentazione, modo di pensare, dev'essere una motivazione forte e sensata, non un semplice e non meglio definito: "voglia di cambiamento", "mi ha lasciato la fidanzata"; vere corsie preferenziali per un mesto ritorno a casa di mammà con le orecchie basse.

2 - Cosa vado a fare? Una volta maturata la decisione di partire, serve un progetto. Cosa voglio fare o cosa mi piace fare? Le risposte sono vincolate al punto 1 e al punto 3, il dove. Voglio far soldi per mettere via un gruzzolo per la vecchiaia? Banalmente, il manovale in Svizzera permette tuttora di guadagnare quei 6/7 mila euro al mese che, gestiti oculatamente, possono portare al conseguimento dell'obiettivo, avendo inoltre il vantaggio di non investire denaro. Voglio avere un'attività commerciale che mi permetta di vivere dignitosamente lasciandomi tempo libero e permettendomi di vivere bene? Ci sono diversi luoghi dove questa possibilità è concreta. Io la metterei cosi: se vuoi far soldi, preparati a lavorare tantissimo. Se vuoi vivere bene, prendi quello che viene e goditela.
Siamo un popolo che ama esportare la ristorazione, settore comunque molto difficile. Può sempre essere una buona scelta, ma in questo caso è meglio fare un po' di esperienza a casa, che serve sempre.
Vuoi aprire un chiringuito su una spiaggia deserta? Stai a casa tua, capra!

3 - Dove andare? Importante quanto il punto 2 ed ad esso strettamente connesso. Cosa vado a fare e dove lo faccio? Va da sé che determinate attività di moda in tv, come lo street food o il noleggiatore di surf, vanno fatti in luoghi dove il tenore di vita è già alto. Andare in Africa ed aprire un baracchino che vende pane con la milza, non è necessariamente garanzia di successo. Farlo a New York potrebbe essere interessante. Ho degli amici attualmente in Costa Rica per dare un'occhiata. Ecco, la cosa migliore è questa: andare a provare un po' il posto prima di decidere di mollare tutto e trasferircisi. Perché secondo me:

4 - Il paradiso non esiste! O meglio, ogni luogo può diventarlo, ma non lo è a prescindere. Non esistono, per la mia esperienza, popoli dove tutti sono simpatici e ti accolgono bene, luoghi dove il clima è perfetto al 100%, realtà dove la criminalità è pari a zero, dove ti regalano i soldi per fare il dipendente, dove la polizia è gentile e ti risolve i problemi, dove non vieni trattato da straniero. Perché finché si è turisti, tappeto rosso... ma poi cambia! Quindi, banale a dirlo, ma la chiave per rendere perfetto ogni posto è dentro di noi, e passa attraverso l'educazione, la capacità di relazionarsi con gli altri, la disponibilità ad adattarsi. E si va in punta di piedi, perché i tempi dei colonizzatori sono finiti e non hanno lasciato bei ricordi.

5 - Hai soldi da investire? Se hai da parte i tuoi 100.000 eurini, faticosamente risparmiati con il lavoro da contabile supportato dall'eredità della zia Pinuccia, cautela! Il mondo è pieno di individui specializzati nel ciucciarteli in pochissimo tempo. E non è nemmeno difficile riconoscerli, sono uguali ovunque: gioviali, disponibili, parlano la tua lingua, conoscono tutti, hanno contatti. Considerate comunque che in qualsiasi paese con un tenore di vita povero, il bianco è visto come quello da spennare, se non addirittura da rapinare. Trovate una comunità italiana, parlate con le persone, fate le giuste proporzioni tra vero e falso, cercate di capire. E non sentitevi mai furbi, perché appena mettiamo il naso fuori di casa, siamo dei pollastri!

Per ora mi fermo, forse un giorno andrò avanti. Ora vado a rivestire i panni dello stereotipo italiano e a mettere Toto Cutugno alla radio del ristorante! Ad maiora.

Ps. Ieri è morto Umberto Eco, che aveva detto "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli". Un'uscita che ha indignato un sacco di gente.
Ma tanta. A legioni. Stasera mi rileggerò Baudolino.

martedì 9 febbraio 2016

Cose di famiglia.

Ieri una mia amica mi ha detto: "Oggi vado ad un matrimonio".
Fingendo che la cosa mi interessasse, le ho chiesto "Chi si sposa?".
Mi ha risposto: "La sorella di mia sorella":
Una frase del genere, che può lasciar perplesso un sempliciotto come me, esprime appieno le differenze che intercorrono tra il concetto capoverdiano di famiglia e quello italiano, senza entrare nel merito del concetto di famiglia tradizionale tanto discusso in queste ultime settimane.
Significa semplicemente che ha una sorella con la quale ha in comune la mamma, che a sua volta ha in comune il padre con altre sorelle e fratelli, tra cui la novella sposa.
Qui è tutta una famiglia! La mia amica Vera, pochi giorni fa, mi ha presentato una sua sorellastra (che brutto termine!), che ha conosciuto da poco, poiché suo papà, mentre sua mamma era in attesa di lei, ha ben pensato di mettere nella stessa condizione un'altra donna.

Qui è una cosa all'ordine del giorno, nessuno si scandalizza.
Uomini con decine di figli da donne diverse; genitori che partono in cerca di fortuna verso altri paesi e che lasciano i propri bambini a nonni o zii; ménage in cui lo stesso uomo vive con 4 donne da cui ha avuto una dozzina di pargoli.
Nessuno ci fa caso, è tutto normale!
Tanto ci rimettono le donne, che con una incredibile frequenza (ma incredibile davvero!!!), vengono lasciate dai loro uomini quando sono incinte e che cresceranno le creature da sole, supportate dalle nonne (nelle stesse condizioni) e dal resto della numerosa, vociante, disordinata famiglia! In tutto questo, il futuro papà aggiunge vigliaccheria a vigliaccheria e non si degna minimamente di aiutare la madre del suo rampollo dal lato economico.
Mancano leggi, dicono. Ma manca anche un certo tipo di cultura.
Fa effetto pensare che qui i preservativi e la pillola anticoncezionale sono assolutamente gratuiti. Ma non per niente, la popolazione capoverdiana è tra le più giovani sul pianeta, col 75% degli abitanti al di sotto dei 25 anni.
In Italia, dove fare un figlio significa spesso mettersi un capestro al collo, nella civilissima Italia dicevo, le leggi sono talmente ben fatte che non figliamo più; siamo attualmente tra i 3 paesi più vecchi al mondo e, quando ci dicono che le prossime generazioni saranno meticce, ci inalberiamo davanti alla televisione e inneggiamo ad un razzismo che, grazie al cielo, non ci appartiene!

Qui sono giorni di Carnevale; questa ricorrenza viene festeggiata praticando lo sport più diffuso da queste parti: il coma etilico!
Sono tutti in giro, bevono, ridono, scherzano, amoreggiano, si appartano e via come sopra!
L'unico che si astiene sono io, incarcerato in questo ristorante che in confronto il Campo di Concentramento di Tarrafal gli spiccia casa. Però sto avendo anche le mie soddisfazioni. Il peso medio dell'abitante del luogo sta aumentando!


Dopo l'ultimo post, diverse persone, la maggior parte sconosciute, mi hanno scritto per chiedermi consiglio su come cambiare vita.
Sono un po' in difficoltà nel rispondere, per una serie di motivi legati alle variabili delle differenti situazioni. Al limite posso raccontare la mia esperienza, ma la realtà è che non esistono due casi uguali! Dedicherò il prossimo post a questo.

Ora vado in discoteca. Non sia mai detto che tra una decina di anni, il turista che venisse da queste parti non debba incontrare una dozzina di pargoli urlanti, bianchicci e con la pancetta.
Il cui padre però non sarà fugguto