domenica 20 marzo 2016

Un giorno di dolore.

Tra poche ore prenderò il taxi per Praia dove, stanotte, mi imbarcherò alla volta di Milano via Lisbona. Viste le precarie condizioni economiche di TACV, unite alla loro scarsa cura del cliente, mi sono affidato completamente a TAP, regalandomi un viaggio notturno ed uno scalo portoghese con tanto di colazione a base di birra e crocchette di baccalà.
Incrociamo le dita.



Quattro giorni fa, Tarrafal è stata scenario di un terribile incidente stradale. La strada che la unisce alla capitale supera il massiccio della Serra Malagueta, attraversando un passo che si trova a circa 800 metri; da lì poi scende e in 12 km raggiunge il livello del mare. La discesa quindi è abbastanza ripida e costante e l'ultima pendenza, un rettilineo lungo circa tre km, conduce alle porte della popolatissima Chao Bom, la parte alta di Tarrafal.
Verso le 11 di mattina un camion proveniente da Praia e carico di cubi di porfido e di mattoni, ha perso, secondo le ricostruzioni, l'uso dei freni piombando in città con un devastante effetto boowling.
La strada qui non è appannaggio esclusivo dei mezzi di trasporto. Lungo di essa si svolge la vita quotidiana, la gente sosta a parlare, i venditori mandano avanti le loro attività e i bambini aspettano di andare a scuola.
A quell'ora, dunque, c'era veramente molta gente.
Il camion è precipitato su due mezzi: un minivan pieno di persone e un pick-up fermo sul bordo strada, compiendo una vera strage. Il minivan è stato scagliato all'altezza del primo piano di una casa, creando una voragine impressionante, come una gigantesca carie. Inoltre il camion ha seminato sugli astanti una letale pioggia di pietre e mattoni.
Sono morte 8 persone, tra cui 2 bambini; moltissimi i feriti, alcuni in pericolo di vita e diversi i mutilati.

Non mi dilungo oltre su questi fatti perché non ritengo sia il caso.
Ma voglio scrivere due righe su come la comunità locale vive la disgrazia e il lutto, un ulteriore aspetto che mi aiuta a comporre e comprendere il mosaico di una cultura così diversa dalla mia.
Il segnale della sciagura è sempre lo stesso: un anno fa per terribile ironia, nel giorno di festa dedicato all'infanzia e alla gioventù, giorno che tradizionalmente le scolaresche passano al mare, due alunni e un professore sono morti affogati. Anche in quel caso la tragedia è stata annunciata allo stesso modo: le donne in strada iniziano ad urlare e a lamentarsi, e vanno avanti per ore.
Questa è la caratteristica sicuramente più particolare e toccante; queste prefiche che girano per il paese portando il triste annuncio, consolandosi a vicenda, continuando addirittura le proprie mansioni ma senza smettere di portare il proprio cordoglio in ogni luogo.
Dopodiché la città migra. Inizia una processione con ogni mezzo, a piedi, con auto, con trasporti di fortuna, verso il luogo della sciagura. Alcuni più velocemente, altri più lenti, a seconda del grado di preoccupazione e di coinvolgimento, o semplicemente per curiosità, ci si sposta in blocco e ogni attività si ferma. Anche i ragazzi del mio ristorante hanno smesso di lavorare, alcuni piangendo, altri con la faccia scura; ho dovuto caricare in macchina uno di essi per andare a prendere informazione perché gli altri non si davano pace.
E questo un po' per il forte senso di comunità, ma anche perché qui tutti sono imparentati con tutti, tra zii, cugini, parenti vari.
Insomma, una tristezza infinita; ho anche avuto modo di vedere l'abnegazione nel portare soccorso da parte di medici, pompieri, poliziotti e civili, nonostante la pochezza dei mezzi. Scene toccanti delle quali preferisco non parlare, vista la generale leggerezza di questo blog.
In fondo, come dicono qui di fronte ad ogni ostacolo o difficoltà: "è vida!". Anche quando riguarda la morte. 

Oggi ci sono le elezioni politiche. La vittoria dell'uno o dell'altro partito avrà influenze dirette sulla mia vita e sulla mia attività. Ma devo ammettere che non sono preoccupato da questo quanto da un'altra cosa: venerdì (Venerdì Santo!!!) viaggerò con Trenitalia. E già sono certo che bestemmierò cosi tanto, da farGli passare la voglia di risorgere.

martedì 8 marzo 2016

Vota Antonio La Trippa!

A Capo Verde è tempo di campagna elettorale, in vista delle elezioni politiche di giorno 20 marzo che andranno a stabilire chi sarà il nuovo primo ministro e, di conseguenza, la politica del paese per i prossimi anni.
Devo star molto attento nel parlare in maniera critica di un'altra democrazia o della sua classe politica; rischierei di dimenticarmi che arrivo dalla repubblica delle banane, dove l'attuale sistema elettorale, se non sbaglio, è la flatulenza bi-intestinale con peto di maggioranza. Ma tant'è, qualcosa dovrò pur scrivere.

Una piccola premessa per capirci. Il sistema capoverdiano è basato sul bi-partitismo (salvo risibili eccezioni), con il PAICV, centrodestra al governo, e il MPD, sinistra attualmente all'opposizione ma molto forte e sentita in alcuni distretti, come per esempio Tarrafal, dove vince le amministrative ininterrottamente da molti anni.
Corollario immancabile di questo sistema è composto dalle varie polemiche, dalle accuse, dal rimbalzarsi di responsabilità, dal nepotismo e dal clientelarismo che ogni repubblica che si rispetti usa come lubrificante per la propria macchina politica fin dai tempi dell'antica Roma.
Più in generale, posso affermare con ragionevole certezza che il capoverdiano medio non è affatto soddisfatto della gestione della cosa pubblica, sia a livello locale, che a livello nazionale.


La campagna elettorale lascia stupefatto un povero ed ingenuo europeo come me. Dal giorno di apertura ufficiale, che si celebra con varie feste organizzate dai partiti, pare di assistere ad un mix tra un carnevale e una manifestazione sportiva in cui i sostenitori sono gli ultrà del partito. Gruppi di giovani con le maglie del colore del proprio partito (giallo per il PAICV, rosso - ovviamente - per l'MPD), sfilano, manifestano, ballano, fanno casino.
Auto con casse e megafoni percorrono le strade martellando incessantemente i poveri timpani dei malcapitati che si trovano nei paraggi. Intere carovane di minivan vengono noleggiate, riempite di "supporters", addobbate con bandiere e locandine e fatte sfilare tra i vari paesi. Insomma, sembra la famosa gara a chi ce l'ha più duro, a voler dimostrare chi è più forte. Forse sperando che gli indecisi si accodino al gregge che gli sembra più pasciuto.
Anche perché, a ben guardare i diversi programmi elettorali, tutte queste differenze non si vedono: sviluppo, lavoro per i giovani, aumento del salario minimo. Insomma, promettono di fare, prossimamente e in cambio del voto, quello che finora avevano la facoltà di fare e che non hanno fatto. Inquietanti analogie con la mia terra natia, mi pare!
La parte comica è rappresentata dai giovani ai quali chiedi. "Chi voterai?" - "Io sono MPD" - "E perché?" - "Non lo so!".
Però sono prontissimi, appena gli avversari si distraggono, a strappare i manifesti della concorrenza, distruggerne le bandiere, fare dispettucci.

Cambiando argomento, se servisse mai qualche motivo in più per fare una capatina a Capo Verde, basta cliccare qui. E il carro di buoi esce sconfitto 10 a 0!