lunedì 20 aprile 2015

In trasferta² (In trasferta dalla trasferta)

La settimana scorsa, per motivi sui quali non mi dilungo, sono stato in Puglia e più precisamente a San Severo, dove sono nato.
Una bella occasione di passare un po' di tempo con mio fratello e mia mamma, miei compagni di viaggio, poiché si tratta di 800 km quasi perfetti che suddividiamo in 4 tappe da 200 km e che alterniamo alla guida io e mio fratello Vincenzo, con tre fermate all'autogrill; il viaggio risulta quindi non troppo pesante.
Almeno nelle nostre intenzioni.

Io e Vincenzo facciamo sempre un gioco in autostrada: contiamo i cantieri stradali. Si tratta di un passatempo impegnativo, che dura praticamente tutto il viaggio. In particolare al ritorno, nei primi 250 km abbiamo avuto la fortuna di contare 22 "lavori in corso", con tanto di cambi corsia e incolonnamenti di camion, nonché un prestigiuoso incidente in galleria dalle parti di Ancona che, grazie alla prontezza della Società Autostrade, ha bloccato per due ore una coda di appena 2 km di veicoli, poiché gli altri automobilisti sono stati fatti provvidenzialmente uscire prima. Peccato che in quei due chilometri ci fossero anche due fessi che condividevano l'abitacolo della macchina con una schiera aleggiante di Santi da far slittare di almeno tre anni il Giubileo!
Veder guidare mio fratello, poi, è uno spettacolo sempre affascinante. Intrattiene con tutti gli altri automobilisti cordialissimi rapporti, basati su lampeggiamenti di fari, colpi di clacson, mani levate, sguardi minacciosi e tutta una serie di altri piccoli segni che se non sei un semiologo di categoria almeno "Umberto Eco", non potrai mai capire. Di certo Vincenzo sarà un giorno uno di quei vecchi che sbraiterà contro le notizie del Telegiornale (cosa che io già faccio).

Il bello di andare "al paese" è che il tempo sembra essersi fermato. Ma non perché al sud siano indietro, anzi. Per molte cose hanno da insegnare.
Il tempo sembra fermo perché tu puoi aver 40 anni, la barba e girare in giacca e cravatta, ma per i tuoi parenti, gli zii in particolare, sarai sempre un bambino; alcuni te lo dimostrano salutandoti con affettuosi pizzicotti sulle guance (POTREI UCCIDERE PERDIO!!!), altri rivolgendosi a te con l'altrettanto affettuoso "stu strunz".
Ma tutti, indistintamente, mi chiamano in prima battuta col nome di mio fratello; i più caparbi, si correggono usando poi quello di mia sorella.


Il periodo che ho trascorso a San Severo si riduce, essenzialmente, al tempo che intercorreva tra un pasto e l'altro. Per ogni zio o cugino (e ne ho tanti) un pasto luculliano, in cui la frase che risuonava più spesso era "Vincè... Scusa, Luì, mangia!!!"
E va considerato che non sono tipo da tirarsi indietro di fronte ad inviti del genere.

Io e mio fratello siamo ripartiti con la macchina più leggera di una mamma, che si è fermata giù, ma, come da tradizione, carica di caciocavalli, formaggi, salumi, biscotti, liquori, vino.
La coda in autostrada ad Ancona poteva durare anche 5 o 6 anni, prima che per noi si ponesse il problema della fame!

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