sabato 11 aprile 2015

Polemicamente in trasferta.

Fin da quando facevo stagioni, ogni volta che ritorno a casa la prima, immancabile domanda che ognuno mi rivolge è: "Quando riparti?".
Domanda innocente e fatta con le migliori intenzioni (corrisponde in realtà a "Quanto ti fermi con noi?") ma che spesso indispone perché, a seconda dell'umore, può essere interpretata come "Quando ti levi di nuovo dalle balle?".

Pochi giorni fa, mia sorella per prima e poi a valanga un sacco di amici, mi hanno inviato questo articolo su una donna italiana a Capo Verde.
A prescindere dalla Sig.Ra Carmen, la protagonista dell'intervista, trovo il "pezzo" di una pochezza disarmante, scritto secondo tutti i canoni del peggiore manierismo e squalificante per ogni giornalista serio per via dell'indecoroso numero di frasi fatte e di stereotipi utilizzati nell'articolo.
Praticamente è un vademecum scritto da chi non ha mai viaggiato a beneficio di chi non ha mai viaggiato.

Fare una scelta del genere, quella di andare via di casa, si trattasse anche solo di pochi mesi, implica uno shock culturale, emotivo e linguistico molto forte, che impone ogni giorno all'emigrante di confrontarsi con mille incognite e di trovare il coraggio di portare avanti la propria decisione.
E questo, la signora Carmen, l'ha vissuto e lo sta sicuramente vivendo. Ma l'autrice ha preferito dare il solito taglio banale, da "Studio Aperto", dipingendo l'esperienza all'estero come un paradiso a portata di mano, che i più coraggiosi, quelli capaci di estirpare rapporti familiari e amicizie, potranno godere facilmente.
E infarcisce l'articolo di parole come "Rolex", "tacchi a spillo", "guadagni da urlo", "crisi", "burocrazia". Utili per l'indicizzazione e per gli ingenui.
Mi fanno veramente incazzare gli opinionisti da Social e quelli da divano, coloro che sanno tutto del mondo perché lo conoscono attraverso lo schermo del pc.
Preferisco di gran lunga il punto di vista che la signorina Silvia Serralunga infonde nelle sue parole su "La Nuova Provincia".

Ieri sono stato dal medico, per andare a monitorare i miei problemi di ipertensione (ma va?) e farmi prescrivere i medicinali. Ha visto il diario delle mie misurazioni negli ultimi mesi e mi ha detto: "Sai che facciamo? Ti tolgo i medicinali, l'Africa ti fa bene".
Dopo, di routine, mi ha misurato la pressione: 150 su 100.
Mi ha guardato e mi ha detto: "Facciamo così: continua la cura finché rimani a Biella. A capo Verde la puoi sospendere".
Non ho avuto il coraggio di dirgli come sto vivendo i miei giorni (e soprattutto le mie notti), in patria!
Di sicuro, tra i tanti acquisti che avrei voluto fare in Italia, questi non li avevo valutati...


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