sabato 16 aprile 2016

L'oppio dei populisti.

Le temperature in quel di Tarrafal stanno costantemente aumentando, i tramonti sono fantastici, il mare è sempre più caldo. E di conseguenza i vestiti della gioventù locale si fanno sempre più striminziti, mostrando muscoli che, ne sono certo, non fanno parte del mio patrimonio biologico. Insomma... ci prepariamo all'estate! Nel dubbio, le zanzare si sono già attrezzate.

In questo posto vorrei parlare un po' di religione. Mi riesce difficile, perché è un po' come se Galeazzi disquisisse di dieta o Sasha Grey dissertasse di castità. Ma l'aspetto religioso è fondamentale per la comprensione di qualsiasi popolo; cercherò quindi di affrontare l'argomento in maniera rispettosa e possibilmente obiettiva, per non turbare la sensibilità di nessuno.
Capo Verde è a schiacciante maggioranza cattolica. E quando dico schiacciante, vuol dire veramente la quasi totalità. Sorprendendo un po' tutti, Papa Francesco ha nominato Cardinale il capoverdiano Arlindo Gomes Furtado, che è diventato così il primo porporato dell'arcipelago.
Senza entrare nel merito della santità del religioso né in quella dell'investitura, le conseguenze sono state all'altezza della migliore campagna di marketing mai promossa! Entusiasmo incontenibile della popolazione, delle autorità, un cartellone gigante in piena capitale, nell'Achada Sant'Antonio, esposto per mesi a celebrare il nuovo Cardinale.
Del resto i capoverdiani hanno ereditato molto il gusto per il pomposo e del celebrativo dei portoghesi.
Qualche mese fa, non ricordo se a dicembre o a gennaio, ha ricevuto l'investitura il nuovo parroco di Tarrafal. Considerando le dimensioni del paese, la cerimonia nelle mie aspettative sarebbe dovuta essere all'incirca paragonabile a quella per un nuovo parroco di una cittadina come Santhià: sobria, rapida, essenziale.
Macché: migliaia e migliaia di persone a seguire la messa, che l'Angelus gli spiccia casa, decorazioni appese per le strade, poliziotti a convogliare il traffico, cibo gratis per tutti. Insomma, una grandissima festa di tutta la comunità. Pare che il nuovo parroco sia giovane, capace, simpatico e pieno di energia; unico neo: non ha presenziato al mio finto matrimonio di novembre.


La Santa Messa, del resto, qui è molto seguita; sabato sera e domenica mattina migliaia di fedeli affollano la "chiesa temporanea", vestiti con gli abiti migliori, tutti lindi e pinti.
Dico "temporanea", perché viene attualmente celebrata in uno spiazzo adibito allo scopo, poiché la Chiesa di Sant'Amaro. il patrono di Tarrafal, è al momento in ristrutturazione. Qui mancheranno i soldi per fare tante cose, ma per le costruzioni religiose si trovano: la strada per Santiago, per esempio, mostra, tra tante fatiscenti case grigie, spoglie e non terminate, delle bellissime, pulite e splendenti chiesette, come gioielli incastonati nel fango.
La religione cattolica è molto sentita anche nel quotidiano; nell'abbigliamento (croci, rosari, santini), nella conversazione (frasi come "se Dio vorrà", "se Dio aiuterà"), nei nomi attribuiti alle macchine e alle barche ("Gesù è mio fratello", "il buon pastore", "nelle mani di Dio"... quest'ultimo l'ho sempre trovato inquietante come nome di un'imbarcazione!).
Ma anche una popolazione così devota deve fare i conti con i tanti contrasti del cattolicesimo. E spiegarsi, qui più che altrove, come conciliare la propria fede con i tanti figli senza padre, nati molto al di fuori del matrimonio, che sono la colonna vertebrale della gioventù di Capo Verde. Così, per fare un esempio.

Immancabili, instancabili, inarrestabili, sono qui ben rappresentati i Testimoni di Geova. ne ho conosciuti anche di Italiani, giunti a Capo Verde per fare probabilmente uno scambio di esperienze, e li ho anche trovati molto simpatici. Quelli che invece mi hanno bussato a casa svegliandomi, nel mio primo giorno di riposo, quelli no, quelli non mi sono stati simpatici affatto. E gliel'ho spiegato.

Molto presenti anche gli adepti della Chiesa dei Santi dell'Ultimo Giorno, meglio conosciuti come Mormoni. "Ultimo giorno" che va interpretato un po' alla Giorgio Mastrota perché, alla faccia delle scadenze, questi continuano ad arrivare. Camicia bianca, pantaloni neri, badge, espressione di chi sta prendendo la vita sul serio. Ma terribilmente fuori posto nel camminare con le scarpe lucide per le strade sterrate di Tarrafal. Anche se, su questa mia ultima frase, si potrebbero scrivere enciclopedie di filologia evangelica.

Concludo con i musulmani. Qui sono veramente pochissimi, quasi sempre stranieri immigrati per motivi di lavoro. E per motivi di lavoro li ho conosciuti e frequentati: per esempio Moussa, il fabbro che da 3 mesi deve farmi una saldatura, o Alassam, il parrucchiere che mi ha fatto un buco in testa.
E io, che ecumenicamente considero tutte le religioni allo stesso livello, ho espresso loro il mio punto di vista senza alcun imbarazzo.
Perché sì, è vero: so bestemmiare anche in Arabo.

Nessun commento:

Posta un commento