giovedì 7 maggio 2015

In trasferta: in partenza.

Domenica 10 ripartirò per Capo Verde.
Risolto tutto il risolvibile in Italia, cercherò di risolvere l'irrisolvibile una volta a Tarrafal!
Come ogni volta che vado via proverò un senso di nostalgia, come se mi mancasse qualcosa. Credo sia la stessa sensazione che si prova il primo giorno di pensione, o dopo il pagamento dell'ultima rata del mutuo.


Il viaggio per Praia, partendo dall'Italia, è alquanto scomodo; non essendoci voli diretti, si è costretti a lunghi scali, anche di 7 ore, a Lisbona o a Casablanca, a seconda della compagnia aerea con la quale si sceglie di viaggiare.
La mia prima volta fu traumatica. Mi trovavo a Stoccarda per l'Oktoberfest e ho dovuto raggiungere i miei compagni di viaggio a Casablanca, per poi imbarcarci insieme alla volta di Praia. Quindi la mia tratta è stata Stoccarda-Amsterdam-Casablanca-Praia; lingue parlate in loco: tedesco, olandese, arabo, portoghese. Come sia riuscito infine ad arrivare, resta ancora uno dei grandi misteri dell'aviazione civile.
In particolare nutrivo dubbi sulla mia capacità di imbarcarmi a Stoccarda, poiché la sera prima non ero riuscito a mantenermi completamente sobrio e la sveglia alle 7.30 non aiutava di certo i miei neuroni; ormai il mio cervello è composto da materia grigia, materia bianca e materia rosé!
Va detto che però i tedeschi non si chiamano tedeschi per caso, sicché in 10 minuti mi sono trovato checkinato, perquisito ed indirizzato verso il gate. Ci mancava solo che mi avvolgessero nel cellophane come le valigie. Meno male che i controlli di sicurezza non comprendevano il test alcolemico...

Da allora ho sempre viaggiato su Lisbona dove, nelle molte ore di attesa, mi sono concesso ricche abbuffate di polpette di baccalà innaffiate di birra Super Bock dalle parti di Plaza do Comercio; il tutto dribblando i numerosi venditori di cocaina che ti propongono le loro primizie con la stessa disinvoltura con la quale qui gli indiani ti offrono le rose.

Prima di partire mi sto dedicando a ciò che poi a Tarrafal non troverò; oltre a vino e cibo, intendo anche un taglio decente.
Mio cugino mi aveva già sistemato i capelli, dopo l'ultima traumatica esperienza tricotico-capoverdiana, guardandomi la testa con la stessa espressione con cui io mi guardo sotto le suole dopo aver pestato qualcosa di morbido.
Ieri sono andato da una signorina della zona, simpatica e in gamba, che alla richiesta "fammi bello" è stata così educata da non scoppiare a ridere. Il taglio non è male, la faccia è quella che è!

Sono pronto a partire.
Spesso si dice "mi porterò dentro qualcosa dell'Italia". Io lo farò davvero: tipo 6/7 chili.

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