martedì 17 febbraio 2015

Il mio grosso, grasso martedì Creolo.

Oggi è il 17 febbraio ed è esattamente un mese che sono qui a Tarrafal.
Domani iniziano quindi il mio secondo mese di permanenza a Capo Verde e la Quaresima. Cerco di vederci un nesso ma non lo trovo.

Anche qui oggi è l'ultimo giorno di Carnevale, domani sarà festa poiché il mercoledì delle ceneri lo si usa passare in famiglia per un pasto tradizionale.
Sono entrato in contatto cl Carnevale quando soggiornavo ancora all'hotel Cachoeira; dalla piazza di fronte, dove c'è un centro ricreativo per ragazzi, proveniva una canzone orecchiabile e molto allegra. Mi sono informato dalle ragazze della reception e mi hanno detto che si stava preparando il Carnevale dei bambini. Che cosa bella, che popolo allegro!
Dopo però aver ascoltato due, tre, quattro, cento volte la stessa, medesima, sempre uguale canzone, ho iniziato a simpatizzare sempre meno per i bambini e sempre più per Erode. Minimo minimo, ho pensato, se stanno provando un balletto con questa musica a Carnevale mi godrò una coreografia che nemmeno Brian, Garrison e Iapino messi assieme.
Bene: sfilata dei bambini, decine di canzoni (tra cui "Il coccodrillo come fa?" in portoghese), ma non quella che aspettavo. Senza parlare del fatto che, vista l'allegria del corteo carnevalesco, probabilmente nella macchina di testa ci sarà stato qualcuno vestito elegante e sdraiato.



Oggi i festeggiamenti in paese sono continuati. Ho trovato molto piacevole la sfilata, i balli, la musica ed in generale il clima di divertimento senza eccessi. Ma devo dire che mi ha parecchio colpito vedere un Carnevale senza ubriachi, senza risse, senza nemmeno un calcio a tradimento! Non ero pronto, sono abituato ad altro. Certi paesi devono ancora far molta strada, prima di poter essere definiti civili.
E comunque, senza Sergio Cresta non è Carnevale!




Ieri sera sono stato invitato da amici a vedere musica dal vivo davanti ad un bar e devo dire che mi è piaciuto molto. Musica allegra ma romantica, che ricorda molto quella brasiliana. Probabilmente perché con quella brasiliana ha in comune la lingua e il fatto che di conseguenza io non ci capisca nulla. Se i musicisti mi avessero insultato per due ore, non me ne sarei accorto!
Bevendo birra in bottiglia (0,90 €), oppure un ponce a base di cocco e menta che non augurerei nemmeno ad un nemico, la ragazza sedutami di fianco ha provato a spiegarmi la differenza tra i vari generi musicali locali. Vedendo che non capivo (le canzoni mi sembravano davvero tutte uguali), ha fatto la faccia perplessa di chi sta parlando con uno stupido; ferito nell'amor proprio, le ho fatto ascoltare sul cellulare una polka e una mazurka chiedendole se capiva la differenza e lei ovviamente non c'è riuscita. L'ho avuta vinta io, ma in seguito, ripensandoci, mi sono vergognato molto.
Non pago, ho provato a spiegare cos'è il mojito. La conversazione mi è sfuggita di mano e, di esempio in esempio, ha toccato Hemingway, il premio Nobel, il Vecchio e il Mare, Cuba, Fidel Castro e i sigari. Alla fine mi sono arreso e ho offerto un giro di Capirinha (1,50 € circa).
Dopodiché, spinto dall'ebbrezza musicale, sommata a quella alcolica, non so perché mi sono trovato a tentare di spiegare cos'è la SIAE. Dopo 5 minuti che parlavo, e che al tavolo mi guardavano allibiti, un ragazzo mi ha chiesto a cosa servisse di preciso questa SIAE.
Ci ho pensato bene, ma non ho saputo rispondere.

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