venerdì 20 febbraio 2015

Mens sana in corpore sazio.

Trovo sempre piacevole fare un giro al mercato, soprattutto quando non cercano di appiopparmi una zitella locale. Il lunedì ed il giovedì, in particolare, è più grande, con più venditori e prodotti. La parte che mi piace di più, ovviamente, è il mercato dell'alimentare che, come nel resto del mondo, è colorato e pittoresco!

La merce è esposta su dei lunghissimi banconi e quindi non è mai ben chiaro dove finisca quella di un venditore ed inizi quella di un altro. Ne consegue che comprare un po' di frutta diventa un rito sociale. Tu per esempio guardi una papaia; si avvicina una signora e chiede se vuoi comprarla e tu le rispondi si sì. Ma la signora in realtà non è la proprietaria della papaia; sicché si articola un gioco muto tra lei, te, la titolare papaiesca e un'altra tipa non meglio identificata che sta lì a mangiare da una lattina, le cui unica regola non scritta è che tutti devono guadagnarci qualcosa, ovviamente a tuo discapito. Sembra di trattare con i Casalesi dell'ortofrutticolo.
Non ho mai nemmeno capito il rituale della "pesata". Vanno infatti a mettere ciò che pesi su di una bilancia, sull'altro piatto mettono dei pesetti, ma tu non sai né da quanto sono i pesetti, né tanto meno quanto è il costo al chilo. Sicché possono chiederti ciò che vogliono.
Morale: non ho mai pagato due volte lo stesso prezzo per il medesimo prodotto. Quando arrivo al mercato secondo me le signore mi additano ridacchiando tra di loro; l'incognita è: chissà come mi definiscono? L'italiano coglione o l'italiano gay?




A fianco del mercato c'è una zona chiamata ufficialmente "piazza della merenda", dove piccoli chioschi vendono dell'ottimo "street food". Dei "luridi", per capirci. Ma devo ammettere che sembrano molto meno luridi dei nostri paninari, almeno all'apparenza. Poi, ciò che non si vede, non si sa!
La parte del leone la fanno le grigliate: pollo e pesce cuociono su questi piccoli barbecue fin dalla mattina e diffondono un profumino che, fossero anche le 8:30, ne azzannerei a volontà per accompagnare il caffelatte! Inoltre, uno di questi chioschetti aveva scritto su un cartello "oggi cachupa"; la cachupa è il piatto tipico di Capo Verde e, mosso dallo sbrano, mi sono deciso a provarlo.
Cos'è la cachupa? Me l'avevano descritta in tanti, forse troppi. Fatto sta che non ci avevo capito granché perché ognuno dava la propria versione.
Praticamente è una zuppa di mais e fagioli che cuociono per un lunghissimo tempo e che vengono poi accompagnati dai condimenti più disparati; tradizionalmente dalla carne, credo, che viene cotta direttamente dentro. Oppure pesce, o carne e pesce insieme. Insomma, come il riso, la pasta, la polenta o il cuscus, è una base molto versatile.
A me l'hanno servita con uovo fritto e chorrizo. Buona! Spero di riuscire a digerirla prima della laurea di mio figlio!



Ieri ho conosciuto Andreas, uno svizzero-tedesco che si è trasferito qui. Personaggio simpatico e pittoresco, ne parlerò in futuro. Quello che mi diceva e che mi ha colpito è che il cibo locale è talmente sano che ti cambia la vita. Devo dargli ragione, i problemi di pressione che avevo in Italia, si sono drasticamente ridotti.



Nel dubbio ieri avevo voglia e mi sono fatto gli gnocchi!

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