sabato 7 febbraio 2015

Questione di memoria.

La baia di Tarrafal ha probabilmente la spiaggia più bella dell'isola; per alcuni, è addirittura la migliore dell'arcipelago.
Io non posso pronunciarmi perché non ne conosco molte altre. Ma di sicuro, una serie di fattori la rendono particolarmente adatta alla vita da spiaggia, vuoi per il vento mai troppo forte, vuoi perché è protetta dalle onde dell'oceano. Guardando il mare sulla destra, si sviluppa un bel promontorio roccioso; il percorso è abbastanza tosto, ma si può giungere fino al faro che sta in punta.
Oggi ho deciso di andarci.



In realtà avevo già fatto questa esperienza, lo scorso Luglio, trascinato dal mio amico Edi. Il problema sta nel fatto che il sentiero è impegnativo, lui è uomo di montagna e io sono uomo da divano. Maledicendo Edi ad ogni passo, mi ripromisi che non avrei fatto mai più quella sfacchinata.
Oggi, vuoi perché l'inattività forzata mi pesa, vuoi perché gli stupidi hanno poca memoria, ho rinnegato il mio saggio proposito e mi sono dato alla scalata.
Dopo poche centinaia di metri, non avendo Edi da maledire ed essendo prossima la domenica, mi ero già portato parecchio avanti con la liturgia agiografica.

Il sentiero è da subito impervio, ma mi colpisce per l'assoluta pulizia. Non una cartaccia, non una bottiglietta, non una lattina. L'unica cosa che si trova per terra, e in gran numero, sono gli escrementi degli animali al pascolo. Viste le dimensioni della cacca, qui dev'essere molto diffuso l'allevamento di brontosauri.
In un tratto in mezzo agli alberi ho la fortuna di imbattermi nella bellissima Passerina di Capo Verde; un uccellino molto grazioso, tipico di queste parti, dalle ali striate di blu elettrico. Trovare la Passerina non è difficilissimo, ma bisogna faticare un po' (come in Italia, quindi).

Continuo la mia salita ormai sudato copiosamente e una mosca continua a ronzarmi attorno alla faccia. Mi chiedo come mai, con tutto lo sterco che c'è in giro, debba posarsi su di me. Poi decido che preferisco non saperlo.
Tutte le fatiche vengono dimenticate quando si spalanca di fronte a me lo spettacolo del mare aperto. Resto senza fiato, per me è una delle cose più belle del mondo. Non posso descrivere a parole il "respiro" del mare, ho preferito fare una foto.
Purtroppo, il grande difetto della fotocamera dell'Iphone è che rende molto piccolo tutto ciò che è lontano, allo stesso modo in cui rende molto grande tutto ciò che è vicino. Sarà per questo che resta lo smartphone preferito degli onanisti 2.0 (sì, lo so, ce l'ho anche io gnegnegne).



Dopo un paio di chilometri trovo un inaspettato traffico. Una ventina di mucche si sono impadronite del sentiero. A destra il percorso è scosceso, a sinistra scende troppo ripido. E io, nonostante un'infanzia sufficientemente bucolica, non sono in grado di far obbedire una mandria di bovini ai miei voleri. Insomma, non c'è modo di proseguire. Decido mio malgrado di rinunciare, dopo circa 3 chilometri, ripromettendomi però di riprovare l'impresa appena mi sarà svanito il ricordo di oggi!



Al ritorno, proprio all'inizio del sentiero, incontro una coppia sessantenne di tedeschi che, gentili e sorridenti, mi chiedono com'è il percorso per il faro. Altrettanto sorridente, rispondo che è agevole e sgombro. Mi ringraziano e si inerpicano.
Allo scorso Oktoberfest sono stato trattato molto molto male. Questo, almeno, non lo dimentico.

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