mercoledì 4 febbraio 2015

Segnali di stile.

Tra il 1998 e il 1999 ho lavorato a Zanzibar, in quella che è stata la mia prima vera esperienza all'estero.
Ne serbo un bellissimo ricordo: la gente era veramente magnifica e fu naturale per me fare amicizia con molti di loro.
Pochi giorni prima di partire, un ragazzo del posto che lavorava al bar e del quale ricordo ancora il nome, Suleman, mi fece una domanda alla quale non seppi rispondere.
Le sue parole furono più o meno queste: "Noi qui non abbiamo molto, siamo poveri. Ciò nonostante ci vestiamo al meglio delle nostre possibilità, ci pettiniamo e curiamo la nostra immagine. Voi invece, che siete ricchi, vi vestite trasandati. Perché?"
Di sicuro appariva incomprensibile, per lui, che per noi fosse motivo di vanto e orgoglio l'esserci africanizzati, girare scalzi, vestire con abiti o accessori zanzibarini quando loro, invece, anelavano ad essere più occidentali possibile.

Prima di trasferirmi qui, mi sono ricordato delle parole di Suleman, ed ho fatto bene.
Come ho già scritto, i capoverdiani sono molto curati nel vestire, nonostante siano palesemente meno agiati di noi; capita spesso per esempio di vedere uomini, anche di una certa età, che indossano un completo. Un completo! Con il caldo che fa!
La prima volta che sono stato qui, nel 2013, avevo un appuntamento, insieme ai miei amici, col Sindaco nel suo ufficio al Municipio. Si moriva di caldo, ed io ero ovviamente con i pantaloni corti. Ebbene, sono dovuto tornare in hotel a cambiarmi per mettere quelli lunghi, altrimenti non sarei potuto entrare.

Questa lunga premessa solo per giustificare gli occhi con cui guardo i pochi europei, tra cui pochissimi italiani, che hanno fatto la scelta di trasferirsi in questo paradisiaco lembo di mondo.
Ho conosciuto una ragazza; simpatica e gentile, per carità, e sembrava anche felice di poter parlar la sua lingua madre. Anzi, ho creduto dapprima che l'avesse in parte dimenticata per via della lunga permanenza a Capo Verde. Poi invece, è emerso che vive qui da 4 mesi appena, che le manca Bergamo; e che nulla, l'italiano non deve mai averlo parlato troppo bene. Si è "africanizzata" molto bene. Dell'Africa mi ha trasmesso la scarsità di acqua (!) e l'abbondanza di primati pelosi (Signore, ti prego, fammi dimenticare quelle ascelle!!!).

Forse la verità è che l'Italia è un paese talmente alla moda, che appena ne usciamo siamo felici di poterci lasciare andare. Anche troppo.

Capita spesso che un italiano di ritorno da New York, riferisca: "Lì puoi vestirti come vuoi che nessuno ti guarda!"
Ma come direbbe il mio amico Alfonso Buscemi: "Ma ora sei in Italia, vai a cambiarti che fai schifo!".

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